Capire la globalizzazione.... o almeno provarci
Laboratorio
sulla didattica
A partire dai
fattori di cambiamento della società contemporanea che si possono sintetizzare
in tre punti
1)
velocizzazione
e trasformazione dell’informazione;
2)
espansione
mondiale degli scambi;
3)
accelerazione
del processo scientifico e tecnologico
si pensa di
attivare un laboratorio didattico che elabori:
a.
riflessioni
sulla metodologia, con il confronto di esperienze e competenze dei docenti
partecipanti;
b.
approfondimenti
di contenuti delle tematiche trattate nei seminari;
c.
elaborazione
di Unità Didattiche.
Il laboratorio
si propone come luogo autogestito e
attivo di confronto tra docenti. Volutamente, quindi, non si può
definire, la modalità di svolgimento dello stesso o i suoi contenuti, volendo
fare di esso un “work in progress” in cui ognuno può “prendere” e “dare”. Si
può prevedere, innanzitutto, di individuare metodologie didattiche che meglio
si prestano a trattare le macroaree di “cambiamento”. Condividere le
metodologie può tracciare il filo conduttore tra discipline che trattano nello
specifico contenuti diversi, nella considerazione che l’apprendimento è un iter
complesso che si configura come l’acquisizione di concetti, linguaggi e
procedimenti disciplinari che concorrono alla formazione di una maggiore
consapevolezza di sè e della realtà.
Dal documento
della Commissione di studio per il programma di riordino dei cicli (settembre
2000): «L’apprendimento scolastico è un processo dinamico e relazionale di
costruzione di significati attraverso esperienze e conoscenze. Esso è
finalizzato a progetti di crescita globale (cognitiva, affettiva, sociale ecc)
di persone libere e responsabili, capaci di elaborare un’identità soggettiva e
di partecipare in modo critico e attivo alla vita associata…».
Laboratorio su
"Informazione e comunicazione"
Questo laboratorio nasce dalla consapevolezza che
quello dell'informazione è uno dei campi in cui la globalizzazione si dispiega
in maniera più plateale sia attraverso la scelta delle notizie che vengono date
sia, e ancor più, attraverso quelle che vengono occultate o modificate nella
loro essenza. Inoltre non esiste ormai nessun fenomeno politico, sociale ed
economico che non venga accompagnato, sin dalla nascita ed in tutto il suo
sviluppo, da una campagna d'informazione e comunicazione 'ad hoc'. Quello
dell'informazione e del suo controllo (e in questo campo il caso Italia è
veramente paradigmatico) è quindi un tema fondamentale per tutti quelli che
vogliono capire e modificare l'attuale "stato delle cose".
Parallelamente ci sembra fondamentale interrogarsi
su quali possono essere nuove forme di comunicazione dei nostri contenuti e
delle nostre attività.
Il tema di questo laboratorio è, chiaramente, fin troppo vasto e sarà circoscritto in base
agli interessi di quelli che vi parteciperanno. Alcuni argomenti da affrontare
potrebbero, ad esempio, essere:
- Rapporto tra informazione, tecniche di
comunicazione ed interessi politico/economici. Come i media descrivono il mondo
e decriptazione delle tecniche con le quali riescono ad orientare l'opinione
pubblica mondiale. Analisi di come
l'informazione segua e orienti una data questione. Possibili esempi
concreti: Moti migratori , Palestina...
- Analisi dei modi attuali di produzione e di
diffusione dell'informazione. (per es. le agenzie di stampa internazionali).
Omologazione dell'informazione.
- Con quali modalità rapportarsi al territorio in
cui si opera? Secondo quali canali? Come raccontare il nostro mondo al
territorio? Come raccontare il nostro territorio al mondo?
Si cercherà di svolgere il laboratorio in
collaborazione con tutte le realtà sociali e le persone, sia a livello
nazionale che cittadino, operanti su questi temi. Il centro sociale DAMM da
anni attivo a Montesanto, anche con una radio ed un giornale di quartiere, sarà
un importante esperienza di riferimento. Analogamente sono stati già contattati
giornalisti (come Giulietto Chiesa) che già lavorano sul tema del controllo
democratico sull'informazione.
Eventualmente questo laboratorio potrebbe essere una
delle basi per costituire un Gruppo di lavoro permanente a Napoli su
informazione e comunicazione.
Laboratorio Migrazioni
Se gli uomini fossero denaro… potrebbero
attraversare qualunque frontiera.
L'inasprirsi dei meccanismi di controllo
dell'immigrazione, le limitazioni al diritto d'asilo e il blocco sostanziale
delle vie d'accesso legale per i
migranti che, negli ultimi decenni, hanno caratterizzato le politiche
migratorie delle maggiori “democrazie” occidentali, solo apparentemente sono in
contrasto con i processi di mondializzazione dei mercati e di liberalizzazione
della circolazione dei capitali.
In realtà entrambe le dinamiche trovano origine
nel processo dialettico che il capitalismo instaura tra il desiderio
di libertà e affrancamento, da un lato, e le forme di dipendenza e schiavitù
che sono implicazione del sistema produttivo, dall'altro.
Il laboratorio “Migranti” vorrebbe tracciare un percorso di riflessione segnato
dalla consapevolezza che l’esperienza delle migrazioni è emblematica di
dinamiche più generali segnate profondamente dalla instabilità, complessità e
turbolenza delle società contemporanea.
Sono previste due linee di approfondimento
tematiche.
La prima affronterà l'analisi dei meccanismi
giuridici di controllo dell'immigrazione, i quali operano spesso in una
zona di confine dell'ordinamento
giuridico dove il rapporto tra potere e diritto diviene quasi indistinguibile.
Questo impone di non limitare l'analisi alla
legislazione vigente ma di estenderla
anche alle "tecniche" e "procedure" attraverso le quali si realizzano le utilità
economiche e politiche dell'esclusione.
Il laboratorio si propone, quindi, di ricostruire le
tappe fondamentali dello sviluppo della legislazione in Italia, e non solo,
fino ad arrivare al ddl 795 Bossi-Fini.
In particolare l'analisi si avvarrà dell'esperienze
e delle competenze maturate dall'associazione MigrAzioni nella tutela dei
diritti dei migranti.
Un
primo momento per affrontare questa problematica sarà sabato 20 aprile
(mattina), per la presentazione del libro di Sandro Mezzadra “Diritto alla
fuga” presso Sala S. Chiara.
Un altro filone che proveremo ad affrontare in
questo laboratorio è quello della narrazione orale.
Una costruzione culturale che combatta lo spirito
dell’intolleranza è necessariamente lenta e complessa. E’ una costruzione che
necessita incontri, comunicazioni e contaminazioni tra culture diverse. Questo
laboratorio nasce dalla necessità di coltivare la conoscenza, il dialogo e la
cooperazione creando eventi comuni ed occasioni di incontro tra persone di
culture differenti. Utilizza la
narrazione come strumento di incontro tra le diversità, terreno dove si intrecciano
l’intimo e il sociale. I temi scelti toccano gli elementi primi del vivere e
comuni a tutti. La narrazione richiede momenti di ricerca interiore e momenti
corali, porta a percorrere un cammino verso le radici. Nel racconto orale è
possibile riconciliarsi con la propria memoria; andare a vivere in un altro
luogo fa si che cambino gli spazi e le regole a cui obbedire, ciò che prima si
era imparato può non essere più utilizzabile perché non trova posto nella nuova
realtà.
L’oralità può aiutare a creare contesti di ascolto
capaci di attenuare i pregiudizi. Ascoltare l’altro significa concedersi di
ascoltare qualcosa d’altro che non sia la propria storia.
‘Il piccolo
mondo che uno si trova alla nascita è lo stesso ovunque questo avvenga, si
allarga soltanto se si riesce ad andarsene via in tempo dal luogo che è
necessario lasciare, fisicamente o con l’immaginazione’. (Augusto Monterosso,
scrittore guatemalteco)
Laboratorio sulla finanza
critica
La
finanziarizzazione dell’economia è spesso (e giustamente) riconosciuta come uno
dei tratti salienti della globalizzazione, ed infatti molte e diverse sono le
proposte e linee d’azione sviluppate da movimenti e studiosi in questi anni
volte a regolamentare – limitandone gli effetti negativi – i flussi finanziari
(per fare alcuni esempi: tassare le transazioni finanziarie, riformare in senso
democratico le istituzioni finanziarie internazionale, cancellare il debito
estero dei paesi del sud del mondo).
Tutte queste
misure sono evidentemente indispensabili e non più rimandabili, tuttavia in
questo laboratorio vorremmo provare ad “esplorare” un altro approccio possibile
al problema, complementare e non sostitutivo alla regolamentazione: l’idea di
fondo è che nella finanza (ma lo stesso si deve dire nell’ambito della
produzione, del commercio, del consumo) <<Bisogna
spingere con altrettanta forza su un altro obiettivo: sottrarre terreno
all’ambito globale, per ricondurre beni, prodotti, ambiti di vita ad un livello
il meno possibile dipendente dalla logica del macro (…) in cui l’economia, in
ultima analisi, stemperi la sua forza pervasiva in altri ambiti del rapportarsi
reciproco>> (M. Meloni, La Battaglia di Seattle)
Proponiamo
allora di partire da quelle esperienze che, in forme diverse (autogestione,
rispamio diretto, prestiti di gruppo, fondi rotativi) in Italia e nel mondo si
sono mosse lungo questa direttiva di ricerca e di sperimentazione, valutandone
i risultati, i limiti, le reti di relazioni che hanno creato, l’impatto sul
sistema finanziario istituzionale: il tutto cercando di tenere insieme la
doppia ottica con cui si può guardare a questo fenomeno (il “lato
dell’offerta”, cioè il risparmiatore che decide di sottrarre i sui risparmi
all’anonimato del sistema bancario; ed il “lato della domanda”, cioè quelle
esperienze di alto impatto sociale a cui a causa dell’ “apartheid bancario” è
negato l’accesso al credito).
Limitazione
della delega a favore di processi di responsabilizzazione personale (il
“mettersi in gioco” anche a livello dei propri risparmi), denuncia di ogni
forma di speculazione finanziaria (non solo per gli effetti perversi che
provoca a livello dell’economia reale, ma perchè non si riconosce al denaro in
quanto tale la dignità di creare valore), possibilità di costruire relazioni
economiche autogestite e sostenibili, sono i punti che vorremmo mettere al
centro di questo lavoro.
Da un punto di
vista metodologico, cercheremo di fare ciò privilegiando le testimonianze
dirette di quanti, specialmente in Italia, da anni si occupano di queste esperienze.
Un primo appuntamento in questo senso è per il 16 aprile (luogo ed orario da
confermare) quando ospiteremo qui a Napoli 3 rappresentanti di MAG6,
cooperativa di mutua autogestione di Reggio Emilia che proprio
dell’autogestione, responsabilità individuale, fiducia e rete di relazioni
(anche ma non solo in campo finanziario) ha fatto il centro del proprio lavoro.